Verso l'amore del proprio sè



Regno Unito, Cornovaglia: Scogliera di Capo Lizard

Amanda raggiunge un tratto della scogliera che si affaccia sul Mar celtico, considerato come un braccio dell'Oceano Atlantico, nel punto in cui la giovane ha visto un corvo dirigersi, ma che sembra essere scomparso nel nulla, dopo che Amanda e Liara hanno raggiunto quella zona.

"Che cosa c'è?"

Le chiede Liara vedendo l'amica guardarsi intorno come se stesse cercando qualcosa.

"Avevo visto un corvo atterrare proprio qui. Ma non riesco più a vederlo."

"Sarà volato via."

Amanda scuote la testa negativamente.

"No, Liara. Ho tenuto lo sguardo sempre fisso verso questa zona, ma non l'ho visto volare via. Non può essere scomparso nel nulla."

Amanda continua a guardare il suolo della scogliera, come se qualcosa le stesse facendo percepire che, quel volatile ha cercato di indicarle qualcosa ma che, al tempo stesso, non sembra più volersi far vedere. Liara si china per toccare con una mano il suolo, con l'intenzione di esplorare il tipo di pietra di cui è fatta quella scogliera.

"Dunque sarebbe questa la pietra del serpentino, con cui si sono create le scogliere di questa zona della Cornovaglia."

Commenta Liara che per sua natura, tende a voler esplorare con i sensi più fisici, qualunque tipo di luogo e perfino di situazione.

"A quanto pare si, Liara. Ma a me non dice nulla."

"Eppure mi hai raccontato che fin da piccola percepivi l'energia di qualunque pietra."

Cerca di farle ricordare Liara.

"Se é per questo, con le pietre anche ci parlavo."

Lo sguardo di Amanda ora diventa quasi glaciale, mantenendo gli occhi dall'alto della scogliera, verso l'orizzonte del mare, mentre i suoi lisci biondi capelli, "danzano" nella leggera brezza marina. Liara invece si rialza notando la particolare espressione di Amanda, diventata improvvisamente particolarmente dura.

"Hai quindi smesso di sentire l'energia e di parlarci?"

Nel sentire la domanda che Liara le pone, Amanda si gira con occhi sorpresi verso l'amica.

"Non mi prendi anche tu per pazza, per aver sentito che, addirittura una volta parlavo con le pietre?"

Liara capisce che qualcuno deve aver ridicolizzato Amanda per alcune delle sue attitudini e capacità che si erano manifestate con naturale potere.

"Qualcuno ha ridicolizzato quello che amavi fare e che percepivi da bambina, dico bene?"

Amanda resta in un doloroso silenzio per qualche istante e, Liara le si avvicina posandole una mano sulla spalla.

"Ti ricordi, vero che a me puoi dire tutto? Siamo amiche e le vere amiche possono comunicare tutto, giusto?"

Amanda torna a guardare la distesa marina in uno sguardo che sembra essere diventato un ghiaccio coperto da lacrime cristallizzate, come se in lei fosse stato intrappolato qualcosa che, proprio in quel momento sta chiedendo di essere sciolto e liberato.

"Da piccola parlavo con pietre, cristalli e quei volatili che così facilmente apparivano lungo i miei percorsi. Vedevo cose che gli altri non vedevano. Percepivo cose che gli altri non vedevano. Nei miei sogni ricevevo le immagini di quello che sarebbe accaduto a distanza di poco tempo, a volte di minuti, a volte di giorni. Mi arrivavano immagini anche restando ad occhi aperti e, perfettamente lucida. Quelle visioni mi comunicavano molte cose. Si Liara, fin da bambina riuscivo a fare tutto questo."

Le rivela con maggiori dettagli e Liara fa lentamente allontanare la mano dalla spalla di Amanda, per permettere all'amica di continuare a parlare liberamente.

"Ora non riesci più a fare nulla di tutto questo?"

Amanda chiude gli occhi serratamente, come se non volesse nemmeno più contemplare la possibilità di lasciar accadere e manifestare, tutto quello che ha elencato.

"Che importanza ha, che io possa ancora continuare a farlo o meno? Tanto sono soltanto cose, viste come fantasticherie prive di fondamento che non farebbero altro che continuare a farmi sentire come una pazza visionaria o...una specie di strega."

Liara capta un forte dolore imprigionato nell'amica.

"Avevi provato a comunicare tutto questo con altre persone e sei stata derisa o presa per pazza? E' così, Amanda?"

Amanda annuisce.

"Sono nata con metà di capelli neri e metà di capelli biondi. Anche soltanto per questo, fin da piccola ero stata diversa."

"Non c'è nulla di negativo nell'essere diversi, e poi siamo tutti diversi. Dovrebbe essere lampante e visibile da tutti che nessuno è uguale ad un altro!"

Le risponde Liara che cerca di far vedere all'amica un'altra prospettiva sul concetto di diversità.

"Non ci sarebbe stato nulla di negativo se non mi avessero presa in giro o tenuta a distanza, sia altri bambini che i genitori dei bambini con cui giocavo. Per non parlare di mia madre che era ancora più chiusa mentalmente. Certo, aveva cercato di farmi sentire normale come tutte le altre bambine, ma glielo leggevo negli occhi che era terrorizzata all'idea che gli altri mi vedessero diversamente e per questo, tendeva senza rendersene nemmeno conto, di bloccare e limitare ciò che invece ero autenticamente nella mia diversità e anormalità'."

Le confida Amanda, liberando per la prima volta con qualcuno ciò che l'aveva fatta soffrire per tutta la sua infanzia e adolescenza.

"Da piccola avevo sempre portato in testa un cappellino per evitare che si vedesse il diverso colore dei capelli e non farmi più guardare come se fossi chissà quale creatura di altri mondi. Appena ho potuto, mi sono tinta i capelli con un unico colore, ed è stata una specie di liberazione. Finalmente potevo sentirmi accettata."

Liara china il viso per un attimo verso il suolo, scuotendo un po' negativamente la testa, come se lei avesse agito in maniera completamente diversa rispetto ad Amanda, ma la "ribelle" Liara, comprende anche il punto di vista dell'amica.

"Per compiacere gli altri e farsi accettare, spesso si castra la propria vera essenza. Ma a che prezzo? Ne vale davvero la sofferenza, se questo impedisce di essere se stessi? Che senso e utilità c'è nel soffrire, soprattutto per questo?"

"Non ho bisogno di prediche, Liara! Pensi che non sappia quanto faccia male non essere se stessi?!"

Amanda scatta nervosamente verso Liara, lanciandole uno sguardo quasi incendiario, facendo emergere tutta la sua rabbia. Rabbia che in realtà Amanda ha verso se stessa, per non essere stata abbastanza coraggiosa da proteggere e far liberamente uscire la sua vera sé per paura del giudizio esterno. Una rabbia che però ora Amanda sta inconsciamente proiettando verso Liara, rappresentante di un potente "umano" specchio, di una parte di Amanda che le sta invece facendo vedere, il potere del coraggio nel permettersi di agire senza la paura del giudizio esterno, con l'obiettivo di restare fedeli a se stessi. Amanda quindi, in un certo qual modo, è come se avesse lei, tradito se stessa, per far compiacere gli altri e nell'illusione di potersi sentire accettata e amata. Nel nome di un'accettazione esterna, aveva finito con l'abbandonare se stessa.

"Mi dispiace, non era questo il mio intento. Volevo solo..."

"Lascia perdere quello che volevi fare. Tanto non cambierà quello che alla fine penso di me stessa e, forse è giusto che lo ammetta e riconosca. Sono stata una vigliacca, lo so. Ho avuto paura. Paura di non essere accettata e amata per ciò che ero e che sono."

Liara capisce che Amanda deve avercela soprattutto con se stessa, più che con "il mondo".

"Perchè hai scelto di tingerti i capelli di biondo e non di nero?"

La domanda di Liara, innesca in Amanda un altro motivo di riflessione, tornando a guardare verso l'orizzonte, ma questa volta alzando il viso verso la luce solare.

"Non lo so. Ho sempre amato il nero. Ma al tempo stesso lo temevo. Il biondo mi fa più sentire al sicuro. E poi, se avessi tinto i capelli completamente di nero, chissà, forse mi avrebbero maggiormente vista come la classica strega, visto che già mi consideravano così per altre motivazioni. Non avrei fatto altro che aggravare il problema."

Amanda fa un profondo e affranto sospiro.

"E non ti piacerebbe liberarti dalla paura di questo nero?"

Amanda si gira nuovamente verso Liara.

"Come faccio? Ho tentato. Ho tentato disperatamente di farmi accettare per ciò che ero, ma ogni volta restavo delusa, soprattutto dalle persone più care e vicine. Tutto questo è stato come una grossa ombra che mi ha perseguitata e che continua ancora a perseguitarmi impedendomi di essere me stessa. Non ne posso più."

Amanda si china per mettersi a sedere per terra, lasciando le gambe penzoloni dalla scogliera e guardando ancora il mare.

"Avrei almeno voluto poter restare accanto a mio padre. Ma lui se n'è andato in un altro stato separandosi da mia madre. Mi ha abbandonata e tradita anche lui. Come tutti gli uomini."

Sono le affrante ma anche dure parole di Amanda, mentre Liara l'ascolta senza sedersi, in modo da restare con i piedi ben radicati al suolo. Amanda non ha ancora la consapevolezza per comprendere che, sia il padre che la madre, rispettivamente una sua parte di energia maschile e una sua parte di energia femminile, hanno fatto da potente specchio per permetterle di vedere, come Amanda aveva abbandonato e tradito se stessa e la sua vera natura, probabilmente accaduto già da altre incarnazioni. Amanda non può sapere che, nell'attuale incarnazione, la sua anima ha scelto di "riportare a casa" i pezzi di sé che da altre vite erano stati  "abbandonati", a causa di esperienze vissute attraverso antichi traumi rimasti irrisolti. Ce l'avrebbe fatta da sola o, avrebbe avuto qualcuno che avrebbe potuto aiutarla in una simile e quasi eroica ma preziosissima impresa, verso il "ritorno a casa", nella sua più vera e autentica essenza, manifestando liberamente e con fierezza il suo più completo Sé?

"Amanda. io non riesco proprio a vedere, tutto quello che tu stai credendo su di te e degli altri. Di una cosa però sono certa: i tuoi genitori ti amano. Forse sei tu a non amare te stessa per ciò che sei, ma se è così, non pensi sia arrivato il momento di iniziare a farlo?"

Amanda china la testa per nascondere le lacrime che vorrebbero sciogliere tutto ciò che si è cristallizzato nel dolore, per non aver avuto il coraggio di essere restata fedele a se stessa, scegliendo di essersi fatta dominare dalla paura del giudizio.

"Aiutami a farlo, Liara. Credo di non esserne capace."

Questa volta Liara si china girandosi verso l'amica e, con un morbido gesto della mano, fa girare Amanda verso di lei per regalarle un caldo abbraccio di affetto e vicinanza.

"Non sei sola Amanda! Io ci sono, e ci sarò finché lo vorrai."

Mentre le due amiche si abbracciano, un gabbiano sorvola quella zona, lasciando cadere proprio davanti ad Amanda una piuma per metà bianca e per metà nera. La giovane se ne accorge e si stacca dall'abbraccio di Liara per allungare la mano e prendere quella piuma, alzando il viso verso l'alto per seguire con lo sguardo il volo del gabbiano, vedendolo dirigersi verso il mare aperto. Un segno riguardante la dualità del colore opposto dei capelli di Amanda, attraverso la piuma di un gabbiano, simbolo di libertà ma che, allo stesso tempo, si è fatto vedere come se fosse stato una parte di lei. A differenza di Amanda però, il gabbiano sta portando su di sé entrambi i colori, nella loro perfetta unione.

"Non voglio più avere gabbie interiori. Non so come potrò farlo, Liara, ma ora so che voglio liberarmene. Ora lo so. Forse quel gabbiano é venuto a dirmi di smettere di portare gabbie. Il nome che gli é stato dato tra l'altro, ne sarebbe proprio il perfetto simbolismo."

Amanda esprime la sua nuova intenzione, sentendosi finalmente diversamente supportata, non solo da Liara, ma anche da quel mondo invisibile esterno che, attraverso i suoi messaggeri, per la maggior parte volatili, la stanno magicamente accompagnando nel suo viaggio verso l'amore per se stessa e verso la manifestazione libera della sua più autentica essenza.

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